22 novembre 2011

IL LAVORO NOBILITA (?)

Ho dei grossi, grossissimi problemi col mio capo.
No, non parlo della mia testa. Con quella non ho più rapporti dagli anni 60…
Parlo del responsabile, del comandante della truppa, del capitano di bordo, del boss, del leader, del titolare, del direttore ai lavori, del supercapogalatticol’illustrissimo.
Che proprio il mio vero capo non è, essendo io una consulente ed avendo un altro signore che mi firma tutti i mesi (circa) il bonifico dello stipendio...
Ma è uguale. Chiunque mi dia ordini, per me è un capo, e visto che qui dentro me ne danno praticamente tutti, sono messa davvero benissimo.

Comunque, senza tergiversare, quello con cui ho grossissimi problemi è la persona che dichiaratamente tira le fila qui dentro.
E la cosa non mi fa stare per niente tranquilla, perché io adoro il mio lavoro, adoro i miei colleghi, adoro il clima che si è creato qui in ufficio, adoro TUTTO, e cominciare a pensare di dover venire al lavoro con il senso di nausea mi fa venire la nausea. Ehm.. Uhm… Un attimo, che vado a vomitare.

Il problema è caratteriale, ormai è ufficiale. Non ci prendiamo per un cactus.
E fin qui, è pacifico. Un altro collega, quando gli ho detto questa mia considerazione, mi ha risposto limpido: “E che te frega? Mica vi dovete sposare?”
E in linea teorica, la risposta calza a pennello.
In linea pratica, invece, NO, perché paradossalmente interagisco per più tempo con le persone del lavoro, che con il mio fidanzato, e pensare di avere PAURA di fare qualsiasi cosa (facendone centinaia al giorno) è davvero poco promettente.
Ragazzi, quando si arrabbia, incute davvero terrore.
E la cosa sconvolgente è che i motivi sono i più disparati, non sono sistematici, e non se ne può mai prevedere l’intensità!!
Ecco, i suoi attacchi d’ira sono paragonabili ad un terremoto, nel giorno in cui tutti i sismografi sono rotti. Non so se mi spiego…

Quindi, vivo costantemente sotto scacco.

Ieri, alla fine di un lavoro enorme commissionato da lui in persona, ho scritto a lui e al suo vice una mail con il riassunto di tutto quello che era stato fatto (l’illustrissimo me l’aveva già fatto correggere 2 volte perché c’erano delle virgole che non lo convincevano in un testo…………………………………..) e dopo due minuti il suo vice, in scrivania accanto a me, mi ha detto: OTTIMO, e lui, fisicamente lontano, mi ha scritto: ‘Il tuo linguaggio è inaccettabile… NON ti permettere mai più… qui comando IO e cose del genere le dico solo IO……. Domattina vieni SUBITO nel MIO ufficio e chiariamo la faccenda……… NON si verifichi MAI più….. “
E io ci ho letto anche un vaffancù ma probabilmente quello me lo sono solo immaginato.

E tutto perché avevo scritto, udite udite che volgarità e inammissibilità e audacia e prepotenza e arroganza e spocchia (sono veramente una donna spregevole!!!):
‘Attendo le vostre considerazioni; in mancanza di risposte negative da parte vostra, a fine mese comunicherò i dati al cliente XYZ’.

Ecco. Ora linciatemi. Non son degna del vostro affetto. Se ci fosse ancora “lui” saprebbe cosa fare dei tipi come me! Ne farebbe polpette!!!

Ieri sera a casa con SF ci siamo allenati a preparare un discorso che questa mattina avrebbe fatto rimanere bassi i toni durante il ‘confronto’.
Lui, fresco fresco di corso di mediazione, mi ha dato qualche dritta di comunicazione, io mi sentivo solo stupida.
Il punto nodale del discorso è:
1)       ‘Non chiedere scusa, ma mostrarsi sereni della scelta che si è fatta’. Della serie: excusatio non petita accusatio manifesta.
2)       ‘Dire che si è capita la sua obiezione’. Della serie: non sei un cretino.
3)       ‘Spiegare con altre parole il motivo che ci ha spinto a dire/scrivere quello che abbiamo detto/scritto. Della serie: non sono una cretina nemmeno io.
4)       ‘Attendere che l’interlocutore esponga le motivazioni che l’hanno spinto alla reazione (eccessiva). Della serie: tu come hai elaborato le mie parole?
5)       ‘Solo a quel punto, mostrarsi dispiaciuti del fraintendimento’. Della serie: se hai capito così, capisco che ci sei rimasto male e mi dispiace aver generato il malinteso.
6)       ‘Chiedere quali sarebbero state le parole ‘giuste’ da utilizzare per evitare che la situazione si ripeta’: della serie: attacca il ciuccio dove vuole il padrone…
7)       ‘Attendere la risposta’: Della serie: vediamo cosa ha nella testa.
8)       ‘Rispondere: ‘se ho capito bene, mi hai detto che…’ e ripetere esattamente le sue stesse parole: Della serie: vediamo se ho capito bene io e se ti sei ascoltato bene tu mentre mi parlavi.
9)       ‘Attendere la fatidica frase: “Sì, hai capito bene”: Della serie: mo’ me lo segno e vediamo se la prossima volta ti va bene…
10)   ‘Salutare cordialmente e allontanarsi a testa alta’. Della serie: l’agonia è finita.

Questo in un mondo ideale, in cui sia io che lui (o l’interlocutore di turno) abbiamo sott’occhio i 10 punti da rispettare.
In un mondo reale, stanotte non ho dormito bene, e ho fatto dei sogni pessimi in cui lui mi strillava in faccia le cose orribili della volta scorsa (dell’ultima lite, per intenderci, risalente a meno di 20 giorni fa), e mi sono svegliata già con le palpitazioni. In un mondo reale, sono arrivata in ufficio a testa bassa, dissimulando l’agitazione che avevo addosso con un paio di battute poco riuscite (ed è una cosa indegna, visto che la mattina sono sempre frizzantissima!!). In un mondo reale, per chiamarmi a rapporto appena è arrivato mi ha cacciato dietro un urlo che mi ha mandato in tilt. In un mondo reale, sono entrata al suo cospetto e manco mi ricordavo più il mio nome cognome o nick. In un mondo reale, ho visto il suo sguardo strabordante di odio, di rancore represso, del peso delle responsabilità, del carico di lavoro e delle pressioni dei suoi superiori, del momento storico dell’azienda, di insoddisfazioni personali, e molto altro ancora.
Ma soprattutto rabbia e frustrazione.
E mi ha fatto una gran pena.
Sono rimasta muta al suo cospetto, incapace di proferire verbo sostantivo o aggettivo (e nemmeno monosillabo, a dire il vero!), in attesa della svalangata di rimproveri e urla che ormai caratterizza il nostro rapporto.

E sapete cos’è successo.

Con lo stesso sguardo rabbioso, ma guardandomi tipo l’orecchio o la guancia (non so), mi ha detto: ‘Va tutto bene. Grazie. Puoi andare’.

?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?

Uhm.
Non chiedo di capire. Ci sono cose al mondo che non si capiscono e si accettano dogmaticamente.
Chiedo solo di riuscire a sopportare.
In fondo io ho una bella vita, e, tra alti e bassi, mi ritengo soddisfatta.
Lui?

Può il lavoro abbruttire così? E soprattutto, è giusto?
Secondo voi, è il lavoro che gli ha rovinato la vita, o piuttosto la vita andata un po’ in malora ad avergli rovinato l’approccio al lavoro?

Nel primo caso, voi sareste disposti, per un mucchio di soldi e la carriera e il successo, ad avere per sempre ‘quello sguardo’?
E, nel secondo… Provereste a rimettere a posto in qualche modo la vostra vita, o vi accartoccereste nella semplice espressione ‘Ormai è andata così, vi odio tutti…..’ ?

Ci vuole tanta pazienza…..

14 commenti:

  1. ma è solo una questione caratteriale quella per cui ti urla dietro? Brutta bruttissima cosa, la serenità non ha prezzo, meglio uno stipendio più basso e vivere sereni che non così incazzati con l'umanità intera

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  2. @Vete: mi urla dietro sempre per i motivi più vari (mai nulla di non fatto o fatto male. Si impunta sempre sui dettagli).
    Il punto è che io 'non lo so prendere per il verso giusto', e quindi appena lo vedo carico mi metto sulla difensiva, rispondo con un tono forse sbagliato e lui esplode. E poi con me se lo può permettere, perchè in quanto consulente sono più 'debole'.
    Altri lo adulano e riescono a placare i suoi attacchi d'ira sul nascere.

    Cmq io la penso come te. Fanculo lo stipendio alto, preferisco essere serena.

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  3. io non sarei andata via. Gli avrei detto che le sue parole volevo capirle. Quelle del giorno prima.

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  4. Non sono a quei livelli, ma poco ci manca... anzi si ci sono anche io a quei livelli, solo che lui urla e io urlo di più. E poi a casa piango e mi sento male. Eh si. Non so cosa sia ad avergli ridotto lo sguardo a due punte di spillo, certo che io al suo posto prenderei seri provvedimenti. Che vita grama devono fare certe persone. Che tristezza mi mettono. Devo ricordarmi di essere ZEN!

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  5. @Chanel: anch'io. Ma sono stufa. Sono diventata la sua valvola di sfogo, pare ci provi gusto, non so.
    Ne abbiamo parlato tanto in passato, lui poi dopo qualche giorno in genere mi chiama per chiedermi scusa e rinnovarmi i suoi apprezzamenti per il mio lavoro svolto. Mi dice sempre che sono la migliore qui dentro, che da me si aspetta moltissimo...

    So che mi stima come professionista, ma non mi basta più. Tutto l'ufficio si è accorto di questa cosa, mi dice che non ci sarebbe nessn motivo di attaccarmi così, visto come lavoro.

    Vorrei avere la serenità di affrontarlo senza essere io stessa agitata. Devo lavorare su me stessa, non accendergli la miccia.

    Fatto passare questo periodo, proverò a parlargli seriamente. Se va avanti così, purtroppo, sarò costretta ad andar via.

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  6. @Libby: anch'io urlo, in genere. E poi me ne sto mezz'ora in bagno a piangere. Non va bene.
    Oggi non ho detto niente, perchè al solo pensiero di reggere una discussione urlata mi cadeva il latte alle ginocchia.
    Mi avesse preso alla sprovvista, senza 'anticipazione del caxxiatone', avrei sbroccato dicendo che visto che eravamo d'accordo di fare tutto così non mi sembrava arrogante dire che avrei preso un silenzio per un OK, e sarebbe scoppiata sicuramente la rissa.
    Avendoci (non) dormito su, mi sono imposta di non parlare se non attaccata. Lui non ha attaccato, e ho ringraziato il cielo che sia andata così.

    Non va bene. Lui non sta bene. E non voglio non star bene anche io per lui, è davvero l'ultima cosa che voglio.

    Pensa che venti giorni fa ho ricevuto complimenti scritti (e regali) da almeno 10 super dirigenti, un attimo dopo essermi beccata insulti per non averlo incluso tra i destinatari di una mail in cui avevo scritto, ad uno di questi dirigenti, testualmente: OK.

    Dimmi te....

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  7. gia anche da me il capo/boss l'illustrissimo mi sta davvero dando la nausea.ci sono periodi tranquilli,altri invece,come questo che sto passando,sono allucinanti,con lui che urla nomi a volontà per niente..
    è durissima

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  8. Credo che nessun stipendio valga la serenità. Se devo rovinarmi la vita per il lavoro o per uno stipendio considerevole, preferisco ridimensionare il tutto.
    Le persone come il tuo capo mi fanno una gran pena, perchè ho sempre pensato che non abbiano nulla al di fuori del lavoro. Magari sbaglio però...
    E' dura per chi come te deve averci a che fare, sopportare questo atteggiamento. Ma è solo nei tuoi confronti o è così un pò in generale?

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  9. @Luna: diciamo che ultimamente sta peggiorando. In passato eravamo solo io e un’altra persona le sue vittime preferite. Ora se la prende con mezzo ufficio… Ad aprile è andato avanti ad urlare mezz’ora accusandomi di non averlo appoggiato apertamente mentre lui litigava con un altro collega. Mi urlava: dimmi da che parte stai??!! E io: da chi mi sembra che abbia ragione in quel momento (RISPOSTA SBAGLIATISSIMA!!!!), e lì è stato il disastro. Lui è il capo, la ragione è sempre sua. Io ho risposto che non mi può impedire di pensare, che non sono un burattino e conosco la parte tecnica quindi gli conviene ascoltarmi… E siamo andati avanti così, a muso duro, urlando. Ma che uomo è uno che mi ordina di essere la sua lacchè a prescindere da quello che dice? E’ equilibrato?
    Io mi metto molto in discussione, ma tutti i colleghi mi dicono che si inventa le accuse per il gusto di sfogarsi. C’è chi va in piscina, chi fa yoga, e chi insulta qualcuno. Un uomo così fa una gran pena anche a me. E’ solo.

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  10. @lali: sì, in effetti si va molto a periodi anche qui, in genere in concomitanza delle scadenze o delle riunioni importanti. Ma un responsabile equilibrato dà l'impronta al suo ufficio. Se così non è, la truppa vacilla, perte autostima.
    Se oggi mi attacchi perchè non ti ho inviato una mail, e domani mi attacchi perchè te l'ho inviata consumando bytes... c'è qualcosa che non va.

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  11. mamma mia non c'è peggior cosa di costringere qualcuno a schierarsi solo perchè si è il capo. Assurdo!
    Io non so perchè non si rendono conto che con quest'atmosfera di "terrore" non si lavora bene e si mina la saluta propria e altrui.

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  12. @Luna: non lo so. Io però ho già allertato la mia società di cominciare a guardarsi intorno per trovarmi un nuovo cliente. Non mi merito questo trattamento visto il culo che mi faccio qui dentro. Sapessi quando getta i fogli per terra o sbatte la porta o tira pugni sulla scrivania....
    E sempre, dico sempre, per delle emerite s.tronzate per cui altre volte ci ride su.

    Chissà dove sarò l'anno prossimo di questi tempi....

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  13. Dunque, il suo atteggiamento denota che se non altro ha capito di avere esagerato.

    Poi, di solito le persone soddisfatte della propria vita tendono a non essere dei cerberi sul lavoro, ma non credo che sia una regola priva di eccezioni...

    Da qui ad arrivare a capire se sia nato prima l'uovo o la gallina, beh, pretendiamo un po' troppo... ci vorrebbe la palla di cristallo a volte per leggere nella testa delle persone... e non sto pensando solo al tuo capo...
    Intanto di mando un forte abbraccio.

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  14. @MM: ottima analisi. In genere lui capisce quando esagera, ma da un mesetto a questa parte non se ne accorge più....

    Nella vita privata sappiamo che non è solo, ma evidentemente la sua donna non riesce a 'placarlo'. In fondo lui risponde alle mail a tutte le ore del giorno e della notte...
    Io, fossi la sua compagna, mi incaxxerei.

    Da qui a capire cosa è causa e cosa è effetto, capisco che non sia semplice.
    E non sto parlando solo del mio capo....

    Intanto, ti abbraccio forte anch'io!

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