27 ottobre 2011

ROMA, ASPETTAMI

Si va. 
Si parte per la capitale.


Si va, chi? Si parte, chi?
Ma come chi? 


Io ed SF!!


E come sarebbe a dire: 'Quale capitale??' La nostra, no?? Cioè la mia, quella di SF, e anche quella di tutti voi che mi leggete (e nel 99% dei casi anche di quelli che passano per caso di qui senza riuscire a leggere... non perchè non sappiano leggere, ma perchè quello che scrivo li annoia... OK OK sto divagando per eccesso di letizia).


Ragazzi/e, ne avrei da raccontarvi.


Ma lascio sedimentare.


Il mio capo, poverino... è un poverino... 


Martedì gli avrei spaccato la faccia, ieri gli avrei sputato in un occhio, oggi mi basta che non mi rivolga la parola.


Domani, chissà, potrei addirittura riprendere a volergli bene.... 
Per fortuna sarò in ferie, così non corro questo rischio....


Ci ribecchiamo giovedì prossimo, mi scuso per la brevità (alla quale non siete abituati...) ma proprio non riesco ad argomentare più di così.


Ciaoooooooo

24 ottobre 2011

LA VITA.....

Non è la prima volta che in qualche competizione, in qualche gara, in qualche match, ci scappi il morto.
Non è la prima volta, quasi quasi dovremmo esserci abituati.
Ecco, abituati proprio no, è un po’ eccessivo… però, insomma, non è che ci sia da sconvolgersi più di tanto.

In fondo è una morte bianca, una morte sul lavoro, come il muratore che cade dall’impalcatura o l’operaio che muore per le esalazioni di una cisterna.
O come il soldato che muore in missione di pace. O di guerra.

Ognuno si deve prendere i suoi rischi, e se uno pensa che al muratore pagano 1000 euro e ad un campione di GP o di Formula Uno danno fior di milioni di euro sonanti…

Una morte è una morte.
Cosa si può dire di più?
Ora ci sei, un attimo dopo non ci sei più.

Però.

Però, non so perché, ma la morte di Marco Simoncelli ieri mi ha sconvolto. E ripeto, non so perché, ma mentre adesso scrivo mi viene da piangere. E anche mentre ieri guardavo le immagini in tv, mi veniva da piangere. E anche mentre ieri mattina ascoltavo la radio e ho ‘assistito’ all’incidente in diretta, mi veniva da piangere.

Sarà che l’avevo visto spesso in tv, che l’avevo sentito parlare, che mi stava simpatico. Cosa posso dire?
Sì, mi stava simpatico, e per me, che sono una criticona sui personaggi pubblici, non è poco.

Oggi sono scossa, turbata, lievemente afflitta.

Non è dolore, certo. Il dolore è un’altra cosa, è uno squarcio dell’anima.

Oggi la mia anima non è squarciata, è solo massimamente ricettiva, attenta.

Attenta alla meraviglia della vita, allo stupore nel guardare questo cielo plumbeo, nel sentire questa pioggerellina che mi bagna il viso e mi elettrizza i capelli… nel guardare i volti delle persone sull’autobus, i sorrisi dei bambini che vanno a scuola materna, le fronti corrucciate dei ragazzi che ripassano prima del compito di latino, delle donne che si recano al lavoro e fissano il paesaggio fuori dal finestrino immerse in chissà quali pensieri e responsabilità.
La vita non mi è mai parsa un dono così grande.
E se tutti i giorni io riuscissi a mantenere una coscienza così amplificata della mia fortuna e della meraviglia di ciò che mi circonda, credo che riuscirei serenamente ad accettare la mia morte, quando verrà.
Cos’è della morte che terrorizza di più, in genere?
Secondo me, il senso di incompiutezza, l’idea di avere ancora troppe cose da fare, la paura di non aver ancora fatto ciò per cui siamo venuti al mondo.
Ma se ogni giorno ci si riuscisse a ‘compiere’, mantenendosi nel  presente, e ringraziando per quello che c’è…

Se ognuno fosse grato alla vita, sono sicura che tante situazioni in cui la vita sembra carta straccia non ci sarebbero più.
Guerre, violenze, soprusi, abusi, inganni, devastazioni, inquinamento, sfruttamenti, cosa sono, se non uno sputo alla meraviglia della vita?

Eh? Cosa sono?

Ciao Marco, lo dicevo io che mi stavi simpatico.
Anche andandotene, mi hai detto qualcosa.
Anche andandotene, sei restato.


21 ottobre 2011

QUANDO ANCHE A PRxT SERVE UN CONSIGLIO

Questa volta il sondaggio del venerdì è molto importante, perché domenica io ed SF andiamo a vedere una villa in cui ci offrono da mangiare e da bere completamente gratis (e quindi non si può dire di no..), ma se ci piace potrebbe essere il luogo in cui festeggeremo il nostro matrimonio.

Ma anche no.

Allora, domani dovremmo provare ad abbozzare la lista degli inviti, e la lista delle partecipazioni.

E la crisi è enorme.

Ma il punto non è questo, sono un po’ di corsa e magari argomenterò meglio più tardi (sto per scappare in riunione..). Ecco, il punto è il seguente:

ma quando si decide di invitare i colleghi, si devono invitare anche le loro famiglie?

E quando si decide di invitare i colleghi, si deve invitare per forza tutto l’ufficio, o si può fare una selezione?

Io non ne ho la più pallida idea, ma ovviamente non voglio fare figuracce.

Voi cosa avete fatto? Cosa fareste? Cosa sapete che si debba fare in questi casi?

Se devo invitare solo quelli con cui ho più confidenza, ovviamente inviterei anche le famiglie (seppur non conosca nessuna delle mogli), ma se devo invitare tutti…

Cmq vi informo che il costo di un pranzo da matrimonio, qui a Nord, è un quarto – sì avete capito benissimo, UN QUARTO – di quello che ci sarebbe se mi sposassi nella mia regione d’origine.

La cosa buona di tutto ciò non è che risparmieremo qualcosa… ma che potremo invitare moooolta più gente!!

Aspettate, altra domanda importantissima!!

Ma quante notti in albergo si devono pagare agli ospiti che vengono da fuori?

Noi abbiamo più di 50 persone che arrivano da lontano… Si paga la notte precedente alla cerimonia? La notte successiva? Entrambe?

Ed è meglio che l’albergo sia vicino alla Chiesa, o vicino al ristorante?

Mamma mia, ma se io ed SF andassimo a fare una crociera, e ci facessimo sposare dal comandante della nave, quanto bello sarebbe??

Peccato che io soffra il mal di mare……

20 ottobre 2011

DAL CASSETTO DELLA MEMORIA

Giusto per concludere il discorso di ieri, vi informo che SF arrivati a casa ha testualmente detto le seguenti parole:

“Amore, avevi ragione tu. XYZ (la stalker) ha una cotta per me. L’ho capito dalla reazione che ha avuto alla notizia del mio matrimonio, e ripensando a certe cose che mi diceva, in effetti avrei potuto capirlo prima. Ora che però ne sono consapevole, taglierò i miei contatti con lei. Basta telefonate, basta consigli, basta pranzi. Forse sono stato troppo disponibile con lei e si è fatta qualche illusione”.

Ma vaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa?!?!?!?!??!

Qualcuno poi mi dica perché io l’avevo capito immediatamente. No no, non lo voglio sapere, è una domanda retorica.

Che poi in fondo io gli chiedevo solo di fare due più due, non è che lo accusassi di chissà quale nefandezza!!
Dall’alto della mia bontà (un metro e ottanta di bontà, sticaxxi), ad un certo punto mi sono trovata io a consolare lui per lo shock che aveva subito. Per la specie di ‘inganno’ subito da parte di una ragazza che considerava amica.

Gli ho detto che non poteva interrompere ogni contatto, perché sarebbe stato un gesto molto cafone, e perché insomma, poverina, le avevamo spezzato il cuore.

Insomma, tutto il mio odio, non appena SF ha ammesso che avevo ragione io a metterlo in guardia, si è trasformato in compassione.
Se non fosse stato del mio uomo che stavamo parlando, l’avrei abbracciata e le avrei detto che su, prima o poi avrebbe trovato qualcuno che ricambiava il suo amore, e sarebbero stati felici per sempre….

Povera, povera stalker. E’ semplicemente innamorata.

Così mi è tornato alla mente un episodio che credevo di aver rimosso, ma che invece è ancora lì bello bello, appena un po’ impolverato.

Correvano gli anni …, ed io era praticamente da 5 anni che morivo dietro ad un ragazzo con cui eravamo buoni amici. Uscivamo sempre insieme, partecipavamo a varie iniziative, avevamo fondato un’associazione, facevamo volantinaggio, andavamo alle riunioni di partito… Insomma, tra studio e mille impegni, ho dedicato 5 anni della mia vita a fantasticare sul giorno in cui lui mi avrebbe preso le mani e mi avrebbe detto, con gli occhi lucidi dall’emozione, che erano anni che era innamorato di me, e che sarebbe stato il mio compagno per sempre. Riempivo pagine e pagine di diario, aspettavo il momento del bacio con l’ineluttabilità con cui si attende la morte, ma con molto più entusiasmo…

Poi, un giorno, sopraffatta da questo sentimento e incapace di nasconderlo ancora, l’ho chiamato per chiedergli di passare a prendermi, che dovevo parlargli di una cosa importante.

Lui si è precipitato, gli ho chiesto di trovare un posto tranquillo per fare due chiacchiere, ci siamo così appartati in un luogo in cui in genere le coppie andavano a fare le cosacce, e lì gli ho detto tutto. Del sentimento che avevo nel cuore, della stima nei suoi riguardi, della voglia di stargli accanto come più che una semplice amica, e cose del genere, cominciando proprio dall’inizio, da quando cioè l’avevo sentito parlare la prima volta, cinque anni prima. E dopo un quarto d’ora in cui lui non ha detto niente, con enorme tatto, queste sono state le sue parole:
“Mi fa piacere. Ma io sono fidanzato, e sono molto felice”.

Ecco. Insomma, avrei voluto sprofondare a 100 metri da terra, tanto mi sono sentita stupida, e tradita.
Poi lui ha detto le parole magiche: “Comunque non voglio che il nostro rapporto cambi. Potrai sempre contare su di me”.

Ovviamente mai nulla più è stato uguale, perché un po’ alla volta mi sono fatta da parte, chè mica sono imbecille e so stare al mio posto.. E saranno 15 anni che non lo sento e non lo vedo…

Però, insomma… A me ha fatto piacere che lui non si sia staccato di netto. In fondo il film era stato tutto nella mia testa, lui era solo un ragazzo gentile e andavamo d’accordo. Ed ero felice che fosse felice, anche se non con me, e anche se poi lei io l’abbia conosciuta ed era quanto di più insulso ci si potesse aspettare. Magari anche la stalker adesso pensa questo di me…Ahahahahah

Pertanto, memore di questo evento del mio passato e grata per la delicatezza con cui quel ragazzo mi ha spezzato il cuore, non voglio che nessuna donna al mondo (e nessun uomo) provi umiliazione per un sentimento bello che si sta provando, chè calpestare i sentimenti altrui è per me reato gravissimo.

SF potrà continuare a sentire la tipa, se sarà necessario, e potranno vedersi quando lei partirà o se ripeteremo l’esperienza dell’aperitivo in cui, in fondo, siamo stati molto bene.
L’importante è non incoraggiare, il resto fa parte del processo di distacco, e avrà i tempi che avrà.

E ora veniamo a voi?
Qual è l’esperienza di amore non corrisposto che vi ha segnato maggiormente? Come si sono comportati con voi?

Se mi dite che nessuno vi ha mai spezzato il cuore, nemmeno a 15 anni, non ci credo….

Buon giovedì piovoso, il sole tornerà presto a splendere!!

19 ottobre 2011

POPCORN E RUTTO LIBERO


Bene, cari amici, vi avevo lasciato con un certo ottimismo.

Sì, lo confesso, dopo aver letto i vostri commenti, e avervi scritto un paio di risposte/battute per sdrammatizzare, mi sentivo pronta all’evento.
Ce la potevo fare.
L’importante era fare quei due o tre esercizi di meditazione un attimo prima di uscire da casa, e arrivare lì con la pace zen nel cuore e nella mente.
La mia dentatura perfetta avrebbe fatto il resto.
Non “per sbranarla”… tranquilli… All’inizio pensavo solo “per sorridere”…

Peccato che ho fatto così tardi, dopo il lavoro, che fra scelta del look e trucco e parrucco e cambio borsa e pippe varie, di fare quei due o tre esercizi di meditazione non c’è stato proprio modo né tempo, quindi sono praticamente uscita di casa che mi tremavano le mani dall’agitazione. E anche un po’ le gambe. E anche la palpebra destra. Per fortuna la palpebra sinistra no, altrimenti sarei sembrata in tutto e per tutto un vibr.atore extralarge….

Che poi… quando le cose devono andare storte…… il locale era (ed è tuttora, ndr) anche vicinissimo a casa mia, quindi non ho fatto nemmeno in tempo a ripetere un mantra yogico antichissimo tipo vaffanculovaffanculovaffanculovaffanculo, che in genere se ripetuto per una decina di minuti funziona a meraviglia per rilassare, ma ripetuto per solo 40 passi mi ha banalmente fatto incaxxare ancora di più.

Taglio corto.

SF era ad aspettarmi un po’ defilato, in modo da arrivare ed entrare insieme nel locale.

Mi ha preso la mano, mi ha dato un bacio e ha detto, testualmente: “Amore, vibri.”. E poi: “ So che stasera avrai voglia di dire ‘ho passato una serata davvero meravigliosa, ma non è questa’, ma per favore, trattieniti, non sei ancora in così tanta confidenza…”. Mi ha fatto giurare che mi sarei trattenuta, e siamo entrati. Erano già tutti lì.
Non è che poi ci fosse tutto sto gnoccume a dire il vero, le ragazze da copertina non esistono realmente nella vita di tutti i giorni, esistono solo nell’ immaginazione quando pensiamo ad un modello canonico di bellezza, o se frequenti le sfilate di moda, o le feste di Silvio….

Nella realtà siamo tutte donne che si fanno il cu.lo dalla mattina alla sera in uffici angusti in cui l’unico sport praticabile è l’occultamento dell’io e la sepoltura dell’amor proprio, e la sera le rughe d’espressione sul volto non sono altro che lo specchio di quanto abbiamo dovuto sopportare dalla mattina….

Siamo stati accolti benissimo, grandi sorrisi, grandi abbracci, erano tutti felicissimi di conoscere la fidanzata di SF, di cui tanto lui aveva parlato in ufficio, e diciamo che tempo 20 secondi mi sono sentita a casa.
E vai quindi di prosecco, stuzzichini vari, ancora prosecco, qualche patatina, e ancora prosecco, e per concludere ancora un po’ di prosecco… Tutto per condire delle belle discussioni vivaci, dalla politica all’attualità a cosa si può fare per cambiare il mondo a come sono stron.zi i capi a com’è bello il sud (non c’era nemmeno un indigeno, ndr) a com’è bello il nord (ma chi l’ha detto?!?!? Libby, scherzo, l’abbiamo detto, ma capisci che ci mancava una come te al tavolo… ahahahah), a emigriamo tutti all’estero a ci dobbiamo frequentare di più a PRxT sei troppo simpatica a va bene vi inviteremo tutti al matrimonio….

Chi ha detto “matrimonio”???

Ehm… forse io….

Ma io lo so che tutta la vostra attenzione è concentrata al momento in cui vi parlerò della stalker maledetta. Ecco, è arrivato il suo momento.

Diciamo che, essendo un bel gruppetto di trentenni brillanti e rampanti, a lei l’avevo ca.gata poco. Ma non per mia volontà, sia chiaro, solo che il destino ci ha messo in due porzioni di tavolo poco comunicanti.
E poi mi ha fatto cascare le braccia quando ha inveito (forse vagamente alticcia) dicendo che siamo noi i nuovi poveri; ma se io so che prende 3000 euro netti al mese, ora ne andrà a guadagnare il doppio, ed eravamo lì a dilapidare uno stipendio in bottiglie di prosecco in uno dei locali più fashion della città!!! Ma vaffanculova’!!
Io ho detto che non ci potevamo permettere di dirlo, perché altrimenti ci saremmo dovuti incontrare a casa di qualcuno a bere una sottomarca del tavernello e a mangiare patatine del discount, e non lì. Ma lei incalzando sosteneva che essere lì non voleva dire niente… E tutto il tavolo cercava di farla ragionare dicendo che avevo ragione io, perché in fondo eravamo tutti professionisti con un lavoro retribuito e un certo tenore di vita che non è quello dei poveri…
E quando ho capito di avere a che fare con una un po’ dissociata con la realtà, l’ho temuta meno.

Fino alla parola “matrimonio”.

Ragazzi. Io non posso nemmeno raccontarvi la reazione che ha avuto, quando ha sentito dire questa parola. E’ andata giù di testa.
Come posso rendervi l’immagine?? Mi mancano le parole, e non lo dico spesso…

E’ sembrato come se le si fosse fracassato in testa un container pieno di piombo.
E dire che tutti sapevano del matrimonio, dell’anello, del fatto che SF era felicissimo di avermi chiesto in moglie, e che io avessi accettato…

Lei ha fatto finta di non sapere niente. O non sapeva niente davvero. O aveva rimosso.
Quasi batteva i pugni sul tavolino per la rabbia, continuava a chiedere a SF: “Ma davvero ti sposi? Ma davvero vi sposate? Ma davvero? Ma io non sapevo niente? Ma davvero? Ma come? Ma avete già deciso la data? Ma perché non me l’hai detto?” e cose così….
I presenti l’hanno presa in giro, sostenendo che era impossibile che solo lei non lo sapesse, visto che lo sapevano proprio tutti, dal ragioniere alle segretarie a tutti loro al capo alla signora delle pulizie, ma lei era davvero contrariata.
SF, secondo me, in quel momento avrebbe preferito non essere mai nato, perché gli ho mandato uno sguardo, ma uno sguardo… Dio mio, una persona normale qualsiasi sarebbe rimasta fulminata.
Lui le ha detto che era impossibile che non lo sapesse, ma lei proprio non si riusciva a riprendere dallo shock.

E mentre gli altri ci festeggiavano con l’affetto nel cuore, congratulandosi e sostenendo che SF è un ragazzo meraviglioso (lo dicevano anche i colleghi uomini, quindi ci sarà del vero!!), lei continuava a mugugnare che non lo sapeva………………………………………………………………………………

Neanche a dirlo, appena io ed SF li abbiamo salutati con sorrisoni e abbraccioni e bacioni, e abbiamo girato l’angolo, senza nemmeno aspettare di arrivare a casa mia…
.....
…. Ho dovuto sbranarlo…..




Secondo voi come è finita questa storia?


18 ottobre 2011

INDOVINA CHI VIENE A CENA?


Anzi, all’aperitivo…

Bene ragazze, è martedì, e fin qui nulla di nuovo, sono certa che già lo sappiate.
La cosa che solo una di voi sa ma di cui voglio rendervi partecipi è che alle 20 la sottoscritta è invitata all’aperitivo organizzato da SF per salutare i colleghi del suo vecchio lavoro, dato che all’epoca dei fatti non si era riuscito ad organizzare nulla e lui ci teneva particolarmente.

Sono tesa però, perché all’aperitivo in prima fila ci sarà la tipa che ormai ha deciso di telefonare al mio ragazzo ogni volta che lei si deve cambiare le mutande per sapere se sia il caso di procedere…

Ha cominciato questo infausto rituale con la telefonata fiume per chiedere consiglio se trasferirsi o meno in un’altra città, e ormai è diventata un’abitudine. Ha 10 minuti liberi, e telefona al mio ragazzo, deve scrivere una lettere, e telefona al mio ragazzo, vuole sparlare di una collega, e telefona al mio ragazzo, deve andare a fare shopping, e telefona al mio ragazzo, le si spezza un’unghia e a chi telefona secondo voi?

Detta come va detta, questa qui ha rotto il cactus.

Tra l’altro io ed SF non ci sentiamo affatto durante la giornata, e tutti i miei piccoli drammi femminili me li risolvo da sola senza chiedere il suo aiuto. Quindi non capisco perché io non lo debba chiamare per non disturbarlo, e lei si senta libera di stracciargli i maroni ogni volta che le gira…
Ma non sono io la pazza. Anche SF si è reso conto che c’è qualcosa che non va. Ha detto, testualmente: ‘Ora però sta esagerando. E va bene un parere ogni tanto, ma non su tutto!! ‘.

E quando gli ho detto che se fosse stato single avrebbe avuto l’onestà intellettuale di ammettere che questa qui si stava facendo qualche film, non ha controbattuto nulla. Come c’era da aspettarsi.
Che poi, io dico, non è che ci sia niente di male se qualcuno si invaghisce di noi, no? Che male c’è?
L’unico patto che abbiamo io ed SF è che, quando l’avance diventa esplicita o si ha comunque la sensazione che il rapporto non è più uguale a prima o uguale agli altri, ci tocca ridurre un po’ la confidenza che fino ad allora abbiamo concesso. Facile, no?

Ma transeat.

Dicevo, stasera c’è questo aperitivo e vi confesso sinceramente che quando mi ha informato della cosa gli avevo risposto di pancia che non ci volevo andare. Sono amici suoi, di cui non si è mai preoccupato di parlarmi granché, e non mi sentirei a mio agio. E poi c’è questa tipa qui, e non voglio ingastrirmi a vedere magari che fa l’oca col mio uomo o, ancora peggio, che fa la trattenuta solo perché ci sono io.
Uff.
Ma SF mi ha detto che per lui è fondamentale avermi lì, accanto a lui.
Ha detto che ci devo essere, ha detto che se non ci andavo io, saltava tutto.
Ovviamente, con la mia proverbiale dolcezza infinita, gli ho risposto: ‘Masaiquantocaxxomenefregasesaltatutto!!!”, ma mi sono subito accorta che stavo facendo una cavolata.
Io a questo evento ci devo essere.
Ed è vero che è da una settimana che mi sento insicura e inadeguata, ma ce la devo fare.
Uff.
SF dice che quando in un gruppo ci sono io, con il mio carisma e la mia simpatia offusco tutti gli altri.
Sì, ma…
Uff.
Infondetemi un po’ di coraggio, che se stasera dovessi vedere qualcosa che non mi piace non garantisco sulle mie reazioni.
Ma figuriamoci se durante un aperitivo in centro può succedere chissà cosa!!
E poi sono sempre stata all’altezza di situazioni anche più pesanti (tipo l’incontro con i suoi genitori…).
Uff.
Ok ok, lo so da me, sarà un successo. In fondo si tratta di un paio d’ore! E poi cosa mai possono avere queste ‘colleghe fi.ghe’ più di me? A parte la fi.gaggine, ovviamente…
Immagino tutte più carine di me, e in certi momenti questa insicurezza mi rende antipatica anche a me stessa.
Uff.
Ok, in onore della giornata nazionale dell’UFF vi saluto, domani vi racconto.

E voi? Per cosa direste, in questo momento, il vostro personalissimo UFF ???

14 ottobre 2011

RIDERE, CHE PASSIONE!

Oggi SF ha lavorato da casa.
Così, ogni mezz'ora mi ha mandato via mail una frase di Groucho Marx, che voglio condividere con voi perchè a me l'ironia di quest'uomo fa impazzire, e anche a lui!!

A dire il vero avrei voluto scrivervi molte cose oggi, ma come sapete il tempo è tiranno. Vi dico solo che Karin è partita nel primo pomeriggio, quindi il pellegrinaggio oggi è durato poco. Solo mezza giornata. Non male.
Quando uno dei tipi è uscito dopo il momento di devozione, per caso dovevo fare la stessa strada anch'io e quindi ci siamo affiancati in corridoio. E' arrivato un altro collega, che gli ha chiesto qualcosa, ed ecco il dialogo.

Personaggi: CollegaPorco, AltroCollega e MeMedesima.

AC: Allora, come va?
CP: Insomma...
AC: Che c'è, ancora il ginocchio?
CP: Sì, mi fa un gran male.
AC: E non fai niente.
CP: Sì, il mese prossimo ha detto l'ortopedico che mi operano.
AC: Fai bene, almeno stai meglio.
CP: Sì, infatti... Così mi levo il dente.
AC: Ah, e vai dal dentista allora!!
CP: Per cosa?
MM (stavo già ridendo, muta...)
AC: Per il dente!!
CP: Che dente, ho detto il ginocchio!
AC: Ma dai, l'hai detto tu!
CP: Cosa? Non ho capito.
AC: Il dente...
CP: Chi ha detto dente? Non ho capito...
MM (ero piegata in due)
AC: ma guarda, anche lei ha capito!!
CP: Ma cosa? Non ho capito.
MM: Tu hai detto che ti operi al ginocchio, così ti levi il dente, e lui ti ha detto di andare dal dentista, per prenderti in giro.
CP: Ma non mi fa male il dente. Non ho capito...
MM: Noooooooo
AC: Ma qualche volta i due neuroni che hai si collegano?!?!?!?

E li ho lasciati lì, ancora a far entrare in testa al maniaco il significato di un gioco di parole che io facevo a 6 anni..
Non so, secondo me anche l'assenza di senso dell'umorismo o dell'ironia è una giusta causa di divorzio.
La moglie di questo qui ne avrebbe davvero ben donde.....

Io non so dire quale tra queste due tipologie di uomo mi faccia più tristezza, il maniaco sfigato o il lentone di cervello.

E a voi? Qual è il difetto che proprio il vostro uomo non deve avere, o non dovrebbe avere (anche se forse ce l'ha)??
Qual è la dote più importante in un uomo che vi interessa??

Per me, la cosa più importante è che sia sveglio di cervello, scattante. E poi, a pari merito, deve avere una spiccata ironia. Se la conversazione con un uomo mi annoia, o se mi sembra che non mi capisca, mi sparisce immediatamente ogni attrazione, fosse anche il più fi.go dell'universo.

Vi lascio con le frasi che mi ha girato oggi SF, vediamo se vi divertono come hanno divertito noi!
Buon week-end a tutti, per questi giorni vi auguro grandi sorrisi con chi avete accanto!



Dal momento in cui ho preso in mano il libro, fino a quando l'ho rimesso a posto, non ho smesso di ridere per un solo momento. Un giorno ho intenzione di leggerlo.
- Guardami: sono partito dal nulla e adesso sono... poverissimo!
- Il matrimonio è un istituto meraviglioso, ma chi vorrebbe vivere in un istituto?

- Naturalmente nella vita ci sono un mucchio di cose più importanti del denaro. Ma costano un mucchio di soldi!
- In fondo ad ogni credenza c'è una verità. In fondo ad ogni salotto c'è una credenza. Questo dimostra inconfutabilmente che i salotti esistono.

- Grazie, ho trascorso una serata veramente meravigliosa. Ma non è questa.

12 ottobre 2011

CHE SIMPATICI BURLONI

C’è una ragazza tedesca, mia collega della sede che abbiamo in Germania, che frequenta il mio ufficio da circa tre anni. All’inizio rimaneva in Italia due o tre giorni alla settimana, poi via via sempre meno, e nell’ultimo anno, visto che i progetti li segue direttamente dall’ufficio crucco, le sue visite sono sempre più rare, diciamo un paio di giorni al mese.
E’ una ragazza decisamente carina, ma sempre molto misurata, molto riservata, molto poco appariscente, direi addirittura introversa, almeno in ufficio. Siamo andate spesso a fare degli aperitivi in questi anni, e nel suo inglese fluido si è sempre rivelata una gran brava e simpatica ragazza.

Nel palazzo in cui lavoro io, c’è poi il gruppo dei quarantacinquenni ar.rapati.
Sono tutti quarantacinquenni, e sono tutti, sempre, costantemente, ar.rapati. Ma forse questo l’ho già scritto.
Posso aggiungere, su di loro, che sono anche tutti mediamente dei begli uomini, sposati, tutti padri di famiglia, tutti con una bella casa, tutti con la casa col giardino il cane e il giretto all’Ikea la domenica, il telefonino di ultima generazione e le Hogan ai piedi.
Ma hanno lo sp.erma che, ahiloro, spurga dalle orecchie. Gronda.
Non c’è occasione in cui, passando nei pressi del loro gruppetto/branco (che incrocio in pausa caffè o in pausa pranzo) io non senta commenti sulla gn.occa di turno, sulle tet.te di qualcuno, sul cu.lo di qualcun altro.

Tutti padri di famiglia.

Tutti sposati.

Cosa c’entra quindi questo gruppo di professionisti ingrifati e scurrili con la collega tedesca?
Semplicemente questo.

Tutte le volte che lei è nel nostro ufficio, nella fattispecie seduta accanto a me, come oggi ad esempio, parte il pellegrinaggio di questi tipi, uno alla volta, manco i Magi a Betlemme, per venire a ‘rifarsi gli occhi’, come spesso ho sentito commentare.

Entrano furtivi, e si avvicinano con una scusa balorda ad un tipo che lavora con me e che è compiacente a questo mercimonio, e mentre fanno finta di parlare con lui lanciano occhiate infuocate alla povera Karin e, quasi sbavando, farfugliano complimenti che più che complimenti io percepisco come molestie. Io che li capisco.

Discorso tipo dell’idiota di turno (accompagnato da versi tipo mufloni allupati):

“Ehi ciao sono venuto per chiederti di quel ristorante di cui mi avevi parlato l’altro giorno ammazza quant’è figa e volevo sapere se c’è bisogno di prenotare la metterei a pecora perchè volevo portare la cugina di mia moglie che arriva con la zia me la leccherei tutta non so dici che è un posto per famiglie o è meglio se ma quant’è bbbona meglio se andiamo in trattoria c’ha un culo non so bene cosa decidere magari faccio decidere direttamente a mia moglie mo le zompo addosso va bene grazie per il consiglio ciao e CIAO A TUTTI...”

E se ne va .
Forse va in bagno, non so.

Uno di questi impavidi è uscito dalla porta un attimo prima che io cominciassi a scrivere questo post, sull’onda del disgusto (io sull'onda del discgusto). Lui ad essere sincera è il più fedele di tutti, non si è perso MAI un’occasione di venir qui a sbavare, litri e litri di bava. Fosse stato un prodotto commercializzabile, il mio ufficio sarebbe ricchissimo.

In tutto ciò, lei, poverina, non alza gli occhi dal monitor, lavora a testa bassa, con le cuffiette nelle orecchie, del tutto inconsapevole.

Scusate, ma questa cosa qui è nauseante solo per me?
Agli altri del mio ufficio (tutti uomini, tra l’altro) non sembra fare nessun effetto...
Forse solo uno sembra risentito parlandone con me, ma si vocifera che sia gay...

E penso alle mogli di questi uomini di niente. Penso ai loro bambini.
Non credo che si meritino i lavativi che hanno accanto.

A voi sembra una cosa normale?
Nel vostro ambiente di lavoro vi siete mai imbattuti in siffatti soggetti?
Cosa fareste al mio posto? Il campo è nell’ufficio accanto, quindi non vede niente.
Alcuni qui dicono che è un modo simpatico, per gli uomini, di combattere lo stress. Dire por.cate, intendo. Por.cate tra uomini. Per me non è simpatico per niente, forse perché non sono uomo, forse perché mi rilasso guardando i vostri blog o la pagina del mio home banking (sì, lo so, anche questa forma di divertimento potrebbe non venire compresa da tutti...).
Voi come combattete lo stress, sul lavoro?
E i vostri uomini? Sapete cosa fanno per divertirsi goliardicamente in compagnia?
Io non lo so.  
Vorrei tanto che anche qualche maschietto dicesse la sua in proposito... Maschietti, ci siete???


10 ottobre 2011

L' ELUCUBRAZIONE CHE NON TI ASPETTI

Sono giornate intense, giornate di riflessioni, di discorsi, di tirare le tre del mattino con le palpebre che si chiudono e il sonno che incalza per il bisogno che parte dal cuore di esaurire un argomento, di ottenere una risposta, di non lasciare ombre nel cammino.
In breve.
Io sono una donna impulsiva, calorosa, trasparente.
Non conosco sotterfugi, non ho sovrastrutture, non tollero finzioni.
E la mia faccia parla chiaro, esprime perfettamente il mio pensiero, anche quando con la ragione so che a parole mi devo stare zitta.
Inoltre sono pragmatica, forse a causa del lavoro che faccio, e che mi fa sempre pensare che per avere un certo output, si debba dare un preciso input, altrimenti il risultato è imprevedibile (e spesso sbagliato). Per intenderci, mi piacciono molto i progetti e l'impegno per realizzare un obiettivo, ma i 'sogni' fini a se stessi per cui non c'è un lavoro di base, un'applicazione seria, mi sanno di idiozie.
Così, quando qualcuno mi parla di cose del genere, anche se non voglio, nel mio sguardo si legge a chiare lettere: ma che caxxo dici, è un'idiozia.
E questo lato del mio carattere da un lato tranquillizza molto chi mi frequenta e mi sta accanto e/o mi chiede pareri consapevoli, perchè sa SEMPRE cosa penso e non si aspetta pugnalate alle spalle o sorprese, dall'altro in effetti può creare qualche problema in chi non vuole veramente un parere/consiglio/analisi di fattibilità, ma solo una coccola, un orecchio che l'ascolta, un appoggio incondizionato (vedi, ad esempio, il mio capo, con cui litighiamo spesso perchè non ammette obiezioni quando sentenzia qualcosa anche se io, tecnicamente, ho tutti gli argomenti per dimostrare che quello che ordina non ha senso.. In genere la riunione inizia con 'cosa ne pensate se...?, ed io mi sento autorizzata a dirglielo sul serio, ma dopo le ultime tre sfuriate ho capito che non serve, la domanda è finta, e la risposta deve rimanere dello stesso tenore, cioè finta.).
Ora, il giudizio fa parte della mente dell'uomo (e della donna, sì sì), e non credo che sia un peccato avere un'opinione. Il brutto sarebbe pensare che la propria opinione sia l'unica possibile, l'unica giusta, l'unica da condividere.
Io rispetto tutte le opinioni e i gusti e le tendenze e le scelte degli altri, ma non posso dire che mi piacciano tutte, e rivendico in qualche maniera il diritto di poter esprimere la mia contrarietà.
Nei miei rapporti più intimi, quelli più solidi, non mi sono mai tirata indietro dal dire verità un po' scomode (solo se richieste, ovviamente, chè non sono un'impicciona e in genere mi faccio i fatti miei), e questo è il trattamento che mi aspetto di avere dalle persone che ho accanto, da quelle di cui mi fido.
Se mi dici che sei d'accordo e condividi una mia posizione, voglio essere certa al 100% che sia vero. Non mi serve essere accontentata, non me ne faccio proprio niente, e se poi scopro in qualche modo che mi hai detto 'ok' solo per tenermi buona, vado su tutte le furie, e non perchè non sei o non eri d'accordo con me, ma perchè ci vedo malafede, mi sembra che l'interlocutore mi abbia considerato così stupida da non volermi mettere di fronte al suo pensiero, alla sua verità.
E la verità, per quanto antipatica, non deve far paura. E al massimo si deve lavorare per superare questa eventuale paura, non certo per eliminarne la causa.
Altrimenti, come posso costruire un sincero rapporto di fiducia con qualcuno?
Detto questo, io sono molto autonoma nel prendere le mie decisioni.
Il fatto di chiedere pareri ed opinioni mi aiuta per fare una statistica su come reagirebbero gli altri, per elaborare più informazioni possibile, per avere più strumenti per pensare e formulare una decisione oculata, ma mai permetterei ad un'altra persona, fosse anche la persona che più amo o che più mi ama al mondo, di decidere qualcosa al posto mio.
Ovvio che stiamo parlando di scelte importanti, non di propendere per la pasta al sugo o al pesto...
Un mio collega (non quello del post di ieri, un altro...) mi ha detto che sono una donna consapevole, e che non è una cosa comune. Dice che molta gente invece ha bisogno del sostegno psicologico degli altri per fare qualcosa, altrimenti è paralizzata.
E questa cosa va accettata e rispettata con serenità.
In effetti ho ripercorso con la memoria tutti gli stadi della mia vita. Le mie amiche si sentivano tutti i giorni per decidere come vestirsi, se potevano farsi la coda di cavallo, se dovevano rispondere ad un invito o se dovevano troncare la relazione con qualcuno, se dovevano accettare un lavoro, se dovevano diventare vegetariane, se dovevano farsi la tinta ai capelli o se dovevano votare a destra o a sinistra o non votare affatto e andare al mare.
E cose così le ho viste anche quest'estate, tra le mie amiche storiche della mia città, che hanno la mia età e quindi sono più che trentenni.
Io non l'ho mai fatto, nemmeno a 15 anni, figuriamoci adesso.
Ma il punto è un altro.
Solo che non me lo ricordo più. Scrivere mi pulisce la mente e mi fa perdere fervore.
Ah sì, ora ricordo.
Il punto è che SF invece tende all'essere gentile e accomodante con tutti, ma non perchè sia ipocrita o superficiale, solo perchè proprio ha una modalità più rassicurante di porsi che gli permette di dire quello che pensa facendo dei giri di parole senza arrivare mai dritto al punto. La prende alla lontana, per intenderci. Ci gira intorno. 
E tutti lo adorano.
Perchè, ripeto, non è che si tiri indietro dall'esprimere la sua opinione anche negativa, ma sa usare le parole giuste.
E so che è così, perchè lo fa anche con me da più di sei anni, e io stessa la riconosco come una delle sue doti maggiori, ma sapere che ci sono fiumi di persone che si fidano tanto di lui, e che a lui, dal di fuori, sembra che non freghi nulla di nessuno, mi ha messo di fronte più che altro ad un mio limite, che è quello di identificare l'affetto in genere (e l'amore) con la passionalità (nel bene e nel male) e con lo scontro se serve, e non con l'equilibrio placido.
L'equilibrio palcido mi sa di finto.
Ma in fondo, ripeto, lui dice le stesse cose che dico io ma in un altro modo. O comunque, dice sempre quello che pensa, ma se assomiglia a quello che penso io, viene detto comunque in maniera diversa.
Quindi, chi ha ragione?
Direi nessuno, come al solito, ma parlarne tre ore ci ha fatto essere ancora più vicini, ci ha reso, a mio avviso, un po' migliori entrambi.
Ha reso migliore me, che se non gli avessi strappato con i miei modi intraprendenti una reazione forte non avrei mai saputo che anche secondo lui a volte ho dei modi di fare un po' bruschi quando una cosa o una persona mi coinvolgono (e porca zozza, devo venirlo a scoprire dopo tutti questi anni!?!?! Poi a uno non devono girare le palle!!), e lui che ha capito che se non prende un po' più a cuore le sue cose o non me ne parla (cioè, per lui sono importanti, ma con me fa finta che non esistano) non mi aiuta a rispettare i suoi impegni e i suoi affetti (di cui, ripeto, io NON conosco l'importanza).
Mai e poi mai mi permetterei di intralciarlo in un'attività o in un rapporto che so che per lui è importante. Mai mi permetterei di mettere il muso se va a bere qualcosa con una cara amica, mai mi altererei se dedicasse del tempo a qualsiasi cosa mi dicesse che per lui è importante...
Non so se mi sono spiegata.
Mi sono spiegata?
Va bene, dopo questo pippUAN vi saluto.
Secondo me i pipp.oni, nelle relazioni, sono utili ogni tanto (NON sempre, eh, che se no ci si molla per eccesso di pesantezza!! Suggerirei un rapporto di un pipp.one ogni diecimila risate e uno ogni 100 rapporti sexuali completi, non di più... ;-P ), altrimenti l'accordo raggiunto potrebbe nascondere voragini di incomprensioni e non detti, che prima o poi rischiano di portare alla frattura o comunque a un allontanamento.
Voi cosa ne pensate? Che tipi siete? Che rapporto avete con le persone a cui tenete di più, riguardo a consigli e pareri (richiesti e dati)?
Quali sono le aree della vostra vita in cui vi sentite più insicure, e più bisognose di rassicurazioni, incapaci di prendere da sole una decisione?
P.S. Va bene, dopo questo post cercherò di non stressarvi più con questi 'approfondimenti', è solo che a me serve tanto confrontarmi (e ve l'ho detto sempre!), e mettere in ordine per iscritto questi momenti della mia vita, che in qualche modo segnano la mia crescita psicologica.
(In questo post non sono riuscita ad esaurire l'argomento, spero di aver modo di farlo dialogando con voi nei commenti)

6 ottobre 2011

SCAVANDO IN PROFONDITA' - approfondimento sui rapporti.



Da stamattina ho intenzione di scrivere un post introspettivo, frutto delle riflessioni che ieri sera io ed SF abbiamo fatto per farmi superare quello stupido peso che avevo nel petto (nonostante già parlando con voi mi fossi un po' tranquillizzata...).
Che poi, un peso non è mai stupido. O c'è, o non c'è. Non è che un kg di panna pesi meno di un kg di me.rda. Spero concordiate.
Però non ho avuto proprio tempo di mettere le parole nero su bianco, mi riservo di farlo quanto prima.
In compenso oggi voglio regalarvi un brano tratto da una raccolta epistolare di Emmanuel Mounier, un filosofo francese che mi è stato consigliato da un collega (che forse sarà il mio testimone di nozze tanto è forte il nostro rapporto (ahh, questi colleghi!!)), e che mi ha fatto venire i brividi.
Lo dedico a voi come lui l'ha dedicato a me e ai miei rapporti più solidi, familiari e non.
Prendetevi un po' di tempo per leggerlo tutto, fino alla fine. Ne vale la pena.
Io sono sicura che qualcosa verrà smosso dentro di voi.
Se così è, per favore, fatemelo sapere...
Buona serata a tutti.


*********

Da Lettere sul dolore, di Emmanuel Mounier

28 aprile 1943

Hai fatto bene a confidarti. La comunione di due esseri vicini è uno stato intermittente, diviso da zone oscure e spente e periodicamente bisogna far saltare la barriera che si interpone tra di loro, lo schermo stesso dei fatti, degli avvenimenti, e che sembra unirle. Bisogna che un’eruzione di lave profonde e brucianti venga a fondere l’alluvione inerte dei giorni.
E questa lava si chiama verità. Il cuore e la verità non procedono mai in sintonia. Capita che l’odio o semplicemente l’aggressività siano terribilmente più lucidi dell’affetto, lasciato a se stesso. L’affetto è dolce e accomodante, pronto ai compromessi, all’illusione di tono mellifluo ed enfatico. Gli piace lasciarsi cullare da un chiacchiericcio intessuto di parole ingannevoli. Diventa una morte viva. Si formano dei silenzi, ci si abitua a tacere insieme sulle stesse cose o a scambiare intorno ad esse le stesse parole convenute e del tutto convenzionali. Questo linguaggio ha l’aria di essere vivo e di far vivere, in realtà si cristallizza lentamente e, secernendo il suo tessuto, sclerotizza le fibre stesse della vita.
In questo modo, credo che molti matrimoni inaridiscano lentamente, senza che ci se ne accorga. Noi che abbiamo la fortuna di conoscere autentiche famiglie, sappiamo come le migliori debbano fare attenzione a non permettere tra l’uno e l’altro coniuge l’erigersi di quella barriera impalpabile, conseguenza di tutti i silenzi non illuminati, di tutte le deficienze del cuore e del linguaggio, di tutto ciò che in noi non è personale, vigilante, lucido e affettuoso.
La difficoltà non è la stessa in tutte le situazioni. In un matrimonio, l’impedimento è costituito dalla banalità della vita quotidiana, dalla pressione della promiscuità che sciupano il miracolo della vita. Tra padre e figlio l’ostacolo è costituito dalla stessa lontananza che rende loro più difficile il comunicarle. Oppure queste esperienze vengono scambiate male e frettolosamente. Le lasciano ristagnare pigramente sotto rapporti convenzionali, in una specie di dolcezza infantile, piacevole e facile. Se si continuasse sempre così, si finirebbe per parlarsi nel modo più affettuoso possibile, si continuerebbero a provare i sentimenti più caldi, ma tutto sarebbe sospeso su una specie di vuoto, di non comprensione reciproca, di menzogna.
A questo punto occorre ritornare alla vera natura dell’affetto; essa non consiste nell’essere felici insieme, ma nell’essere più insieme. Si tratta della legge del più della crescita spirituale e della verità che fa male, del sacrificio che fa male, della lotta che fa male. «Il mio regno non è di questo mondo» significa che l’armonia non è di questo mondo; l’affetto troppo armonioso, l’accordo troppo stabile, la dolcezza troppo sistematica, l’ottimismo troppo conciliante sono parzialmente frutto della menzogna.
Dovremmo certamente misurare la profondità degli affetti e delle gioie reciproche, ma anche, forzando un poco il mio pensiero, delle ferite che ci scambiamo. Esistono delle ferite inutili, quelle che provengono dal trauma degli egocentrismi; non mi riferisco a queste, beninteso, ma a quelle che sono necessarie per non vivere nella menzogna e per destarsi reciprocamente dal sonno dell’abitudine.
Quello che è sublime è il desiderio di amarsi, la lotta per l’amore. La trasfigurazione dell’amore, la beatitudine dell’amore sono frutto di un miracolo, che ci è concesso raramente.
Apparentemente, sono molto lontano dalla vecchiaia. Invece, mi sento molto vicino a te, perché l’orizzonte, che mi apri sulla tua esperienza di vecchiaia, non vale in sé, ma in quanto illumina un essere amato nelle sue vere difficoltà al di là delle illusioni della vita. E proprio perché ho avvertito questa illuminazione, mi sono soffermato su di essa, sentendo la necessità di conservarla tra di noi nel significato di un clima permanente di affetto. «Onorerai il padre e la madre» ha per me, dopo questi ultimi anni, il senso di un’esperienza molto precisa. «Li vedrai invecchiare», vivrai una vita forzatamente separata da loro, tanto più che oltre all’età, la spinta che essi ti hanno dato con il sudore della loro fatica ha contribuito a inserirti in una condizione e in uno stile di vita differenti da quelli della loro giovinezza, di cui non conservano neppure la memoria, né un’esperienza totale. Le possibilità di comunicare tra voi diminuiranno non soltanto per la lontananza, ma anche per le divergenze delle vostre vite. Sarebbe facile continuare, come se nulla fosse cambiato, a pronunciare le parole della vostra infanzia, e sotto il loro rumore lasciar morire una segreta comunicazione mai confessata. In tal modo permetteresti a questa indifferenza, si trattasse anche di un’indifferenza verbale e affettuosa, di stabilirsi dentro di voi. Ora, l’indifferenza significa trattare l’altro come una cosa, sia pure una cosa piacevole, e non trattarlo per quello che è. «Onorerai tuo padre e tua madre», non farai loro l’affronto di ignorarli, non permetterai che ti ignorino, che abbiano di te soltanto un’immagine artificiosa e falsa. Mano a mano che tra voi nascerà una vita, fatta di esperienze e di problemi nuovi, tu non potrai non far loro del male se vuoi che sotto la disarmonia delle vostre lotte si celi un legame profondo, ma questo male è necessario per rendere nuovo e vivo il vostro affetto; esso è cento volte più rispettoso e amorevole della mancanza di rispetto che implica l’essere concilianti ad ogni costo.
Smettiamola dunque di conservare artificialmente questa prima espressione del nostro affetto che ha fatto il suo tempo, anche se è stata bella, e più tardi diventerà insopportabile, e costruiamo invece ora una realtà ben più forte, ben più bella, l’affetto di un uomo adulto, di una donna adulta per un uomo adulto, nato dalla loro opera e che ritorna a loro con la propria.
«Onorerai i tuoi genitori», cioè li aiuterai a compiere questa trasfigurazione. Essa è più facile a te che a loro, in quanto è l’esigenza stessa della lotta quotidiana che devi sostenere a facilitarti il compito, mentre i genitori hanno solo i ricordi della tua infanzia, e, se pensano a te, si riallacciano alla tua infanzia più che alla tua esistenza attuale, che sfugge loro per la distanza stessa del contenuto di ogni giorno. «Onorerai i tuoi genitori», cioè li aiuterai con la tua giovinezza a superare la loro vecchiaia; non li lascerai sprofondare dietro la barriera della loro decadenza fisica; demolirai costantemente questo muro che si erge davanti a loro, nella misura in cui ciò dipende dalle tue forze [a suo padre].

********

5 ottobre 2011

LA LUNA STORTA

Ma se a voi, mie care amiche di blog, offrissero un lavoro prestigioso a Milano (lo dico per chi non ci abiti già, ovviamente), con uno stipendio da capogiro (parliamo di circa 100.000 euro lordi all'anno, contro i 25.000 che prendete adesso), e voi non aveste famiglia e/o fidanzati e/o legami forti da salvaguardare nel posto in cui abitate, cosa fareste? Vi trasferireste?
 
Ma la vera domanda è: chiamereste un vostro ex-collega per avere un suo consiglio?
 
Rivoltando la frittata. Se l'ex-collega chiamato fosse proprio il vostro fidanzato, a voi non girerebbero un po' i cog.lioni?
 
Cioè, una tipa di cui voi a mala pena sapete il nome, telefona al vostro ragazzo/marito che non lavora già da tempo più con lei per chiedere cosa deve fare a fronte di una offerta del genere.
 
La prima risposta che vi passa per la mente è: "E che cosa vuole da te?"?
 
Ecco, a me sta cosa ha fatto girare il girabile. 
Cosa mai poteva dirle SF che non poteva già dirsi da sola?
Possibile che questa qui non abbia nessun altro da chiamare per annunciare la bella notizia e ricevere pareri??   
 
Non so. So solo che ho avuto una reazione esagerata. Non fuori, eh! Apparentemente ho solo chiesto 10 volte ad SF che cosa lei volesse da lui.
Mi ha risposto: "Un consiglio. Ti stupisci che ci sia gente che si fidi dei miei pareri?".
 
Questa frase mi ha fatto girare il girabile ancora più di prima, se possibile, perchè io pendo in genere dalle sue labbra, e poi perchè continuava a non centrare il problema facendomi passare per visionaria...
 
Il punto è: quale rapporto lega queste due persone, se dopo mesi che non lavorano insieme questa si prende la briga di telefonare per chiedere a lui se deve partire o no, se le offrono 100.000 euro??? Mica spiccioli!!
 
Sto cercando di far finta di non pensarci, ma mi sta martellando un po'.
 
Potete provare a farmi ragionare??
Mi sto incagliando da qualche parte, ne sono certa.
Saranno gli influssi astrali......