6 ottobre 2011

SCAVANDO IN PROFONDITA' - approfondimento sui rapporti.



Da stamattina ho intenzione di scrivere un post introspettivo, frutto delle riflessioni che ieri sera io ed SF abbiamo fatto per farmi superare quello stupido peso che avevo nel petto (nonostante già parlando con voi mi fossi un po' tranquillizzata...).
Che poi, un peso non è mai stupido. O c'è, o non c'è. Non è che un kg di panna pesi meno di un kg di me.rda. Spero concordiate.
Però non ho avuto proprio tempo di mettere le parole nero su bianco, mi riservo di farlo quanto prima.
In compenso oggi voglio regalarvi un brano tratto da una raccolta epistolare di Emmanuel Mounier, un filosofo francese che mi è stato consigliato da un collega (che forse sarà il mio testimone di nozze tanto è forte il nostro rapporto (ahh, questi colleghi!!)), e che mi ha fatto venire i brividi.
Lo dedico a voi come lui l'ha dedicato a me e ai miei rapporti più solidi, familiari e non.
Prendetevi un po' di tempo per leggerlo tutto, fino alla fine. Ne vale la pena.
Io sono sicura che qualcosa verrà smosso dentro di voi.
Se così è, per favore, fatemelo sapere...
Buona serata a tutti.


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Da Lettere sul dolore, di Emmanuel Mounier

28 aprile 1943

Hai fatto bene a confidarti. La comunione di due esseri vicini è uno stato intermittente, diviso da zone oscure e spente e periodicamente bisogna far saltare la barriera che si interpone tra di loro, lo schermo stesso dei fatti, degli avvenimenti, e che sembra unirle. Bisogna che un’eruzione di lave profonde e brucianti venga a fondere l’alluvione inerte dei giorni.
E questa lava si chiama verità. Il cuore e la verità non procedono mai in sintonia. Capita che l’odio o semplicemente l’aggressività siano terribilmente più lucidi dell’affetto, lasciato a se stesso. L’affetto è dolce e accomodante, pronto ai compromessi, all’illusione di tono mellifluo ed enfatico. Gli piace lasciarsi cullare da un chiacchiericcio intessuto di parole ingannevoli. Diventa una morte viva. Si formano dei silenzi, ci si abitua a tacere insieme sulle stesse cose o a scambiare intorno ad esse le stesse parole convenute e del tutto convenzionali. Questo linguaggio ha l’aria di essere vivo e di far vivere, in realtà si cristallizza lentamente e, secernendo il suo tessuto, sclerotizza le fibre stesse della vita.
In questo modo, credo che molti matrimoni inaridiscano lentamente, senza che ci se ne accorga. Noi che abbiamo la fortuna di conoscere autentiche famiglie, sappiamo come le migliori debbano fare attenzione a non permettere tra l’uno e l’altro coniuge l’erigersi di quella barriera impalpabile, conseguenza di tutti i silenzi non illuminati, di tutte le deficienze del cuore e del linguaggio, di tutto ciò che in noi non è personale, vigilante, lucido e affettuoso.
La difficoltà non è la stessa in tutte le situazioni. In un matrimonio, l’impedimento è costituito dalla banalità della vita quotidiana, dalla pressione della promiscuità che sciupano il miracolo della vita. Tra padre e figlio l’ostacolo è costituito dalla stessa lontananza che rende loro più difficile il comunicarle. Oppure queste esperienze vengono scambiate male e frettolosamente. Le lasciano ristagnare pigramente sotto rapporti convenzionali, in una specie di dolcezza infantile, piacevole e facile. Se si continuasse sempre così, si finirebbe per parlarsi nel modo più affettuoso possibile, si continuerebbero a provare i sentimenti più caldi, ma tutto sarebbe sospeso su una specie di vuoto, di non comprensione reciproca, di menzogna.
A questo punto occorre ritornare alla vera natura dell’affetto; essa non consiste nell’essere felici insieme, ma nell’essere più insieme. Si tratta della legge del più della crescita spirituale e della verità che fa male, del sacrificio che fa male, della lotta che fa male. «Il mio regno non è di questo mondo» significa che l’armonia non è di questo mondo; l’affetto troppo armonioso, l’accordo troppo stabile, la dolcezza troppo sistematica, l’ottimismo troppo conciliante sono parzialmente frutto della menzogna.
Dovremmo certamente misurare la profondità degli affetti e delle gioie reciproche, ma anche, forzando un poco il mio pensiero, delle ferite che ci scambiamo. Esistono delle ferite inutili, quelle che provengono dal trauma degli egocentrismi; non mi riferisco a queste, beninteso, ma a quelle che sono necessarie per non vivere nella menzogna e per destarsi reciprocamente dal sonno dell’abitudine.
Quello che è sublime è il desiderio di amarsi, la lotta per l’amore. La trasfigurazione dell’amore, la beatitudine dell’amore sono frutto di un miracolo, che ci è concesso raramente.
Apparentemente, sono molto lontano dalla vecchiaia. Invece, mi sento molto vicino a te, perché l’orizzonte, che mi apri sulla tua esperienza di vecchiaia, non vale in sé, ma in quanto illumina un essere amato nelle sue vere difficoltà al di là delle illusioni della vita. E proprio perché ho avvertito questa illuminazione, mi sono soffermato su di essa, sentendo la necessità di conservarla tra di noi nel significato di un clima permanente di affetto. «Onorerai il padre e la madre» ha per me, dopo questi ultimi anni, il senso di un’esperienza molto precisa. «Li vedrai invecchiare», vivrai una vita forzatamente separata da loro, tanto più che oltre all’età, la spinta che essi ti hanno dato con il sudore della loro fatica ha contribuito a inserirti in una condizione e in uno stile di vita differenti da quelli della loro giovinezza, di cui non conservano neppure la memoria, né un’esperienza totale. Le possibilità di comunicare tra voi diminuiranno non soltanto per la lontananza, ma anche per le divergenze delle vostre vite. Sarebbe facile continuare, come se nulla fosse cambiato, a pronunciare le parole della vostra infanzia, e sotto il loro rumore lasciar morire una segreta comunicazione mai confessata. In tal modo permetteresti a questa indifferenza, si trattasse anche di un’indifferenza verbale e affettuosa, di stabilirsi dentro di voi. Ora, l’indifferenza significa trattare l’altro come una cosa, sia pure una cosa piacevole, e non trattarlo per quello che è. «Onorerai tuo padre e tua madre», non farai loro l’affronto di ignorarli, non permetterai che ti ignorino, che abbiano di te soltanto un’immagine artificiosa e falsa. Mano a mano che tra voi nascerà una vita, fatta di esperienze e di problemi nuovi, tu non potrai non far loro del male se vuoi che sotto la disarmonia delle vostre lotte si celi un legame profondo, ma questo male è necessario per rendere nuovo e vivo il vostro affetto; esso è cento volte più rispettoso e amorevole della mancanza di rispetto che implica l’essere concilianti ad ogni costo.
Smettiamola dunque di conservare artificialmente questa prima espressione del nostro affetto che ha fatto il suo tempo, anche se è stata bella, e più tardi diventerà insopportabile, e costruiamo invece ora una realtà ben più forte, ben più bella, l’affetto di un uomo adulto, di una donna adulta per un uomo adulto, nato dalla loro opera e che ritorna a loro con la propria.
«Onorerai i tuoi genitori», cioè li aiuterai a compiere questa trasfigurazione. Essa è più facile a te che a loro, in quanto è l’esigenza stessa della lotta quotidiana che devi sostenere a facilitarti il compito, mentre i genitori hanno solo i ricordi della tua infanzia, e, se pensano a te, si riallacciano alla tua infanzia più che alla tua esistenza attuale, che sfugge loro per la distanza stessa del contenuto di ogni giorno. «Onorerai i tuoi genitori», cioè li aiuterai con la tua giovinezza a superare la loro vecchiaia; non li lascerai sprofondare dietro la barriera della loro decadenza fisica; demolirai costantemente questo muro che si erge davanti a loro, nella misura in cui ciò dipende dalle tue forze [a suo padre].

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10 commenti:

  1. mi sono presa tempo ieri sera per leggerlo...è bellissimo!

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  2. @Only: sì... a me ha toccato molto la parte relativa ai genitori, ma anche la parte del matrimonio è molto toccante.
    Uno a volte pensa che 'discutere' sia deleterio, e invece è sinonimo di un'anima che vibra e di un rapporto che vuole crescere.
    Io coi miei l'ho data su... ma mi sa che devo ricominciare...

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  3. molto molto bello, se servisse a qualcosa lo vorrei mandare a mio marito...

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  4. @MammaMatta: provaci. Magari gli si accende una lampadina. Magari!!!

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  5. Il tempo per leggerlo me lo sono presa ma non ce l'ho fatta ad arrivare fino in fondo.....mi sono persa alla decima riga forse. Troppe elucubrazioni per la mia mente semplice.....Ho letto anche il tuo post di ieri, sono d'accordo con te che un peso è un peso e anche se per gli altri è stupido tutto quello che ci fa soffrire è importante risolverlo. Io credo che tu abbia un po' ingigantito la cosa e gli abbia dato troppa importanza (e ti parla una che si solito è pure peggio) ma bisognerebbe mettersi nei panni di questa ragazza che magari si è trovato molto bene con il tuo fidanzato come collega e magari si fida del suo parere obiettivo. C'è da considerare che con i colleghi ci si vive 8 ore al giorno minimo, quasi più che coi fidanzati per cui è normale che si instauri un certo tipo di rapporto. Anche a me potrebbe succedere di chiedere un parere a distanza di anni al mio collega che ora lavora con me, e non solo un parere di lavoro, perchè di lui mi fido e so che è una persona obiettiva....e non mi preoccupo della sua fidanzata/moglie/amante perchè so di non fare nulla di male!!!! Un bacione

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  6. Molto bello. Io ho riflettuto sui miei rapporti, soprattutto familiari, alla luce di questo brano. Grazie per averlo condiviso!

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  7. @Mere: ciao cara, mi spiace che questa lettura ti sia sembrata troppo complessa. A dire il vero anche a me, e infatti l'ho riletta parecchie volte, perchè sentivo che era importante fare un piccolo sforzo per capire a fondo quello che esprimeva. E alla fine mi ci sono ritrovata in toto, e sono orgogliosa della relazione che ho, mentre nel rapporto con i miei genitori la strada verso un tipo di rapporto 'vero' credo sia molto, molto lontana. Cmq, detto questo, anche SF (che è Leone come te) ha letto sotto mia indicazione questo brano, e non l'ha capito subito... poi ha detto che ci sono troppe elucubrazioni. Poi ne abbiamo parlato, e... e vi dirò in un post.
    Per la faccenda della collega di SF, anche lì... sì, ho un po' ingigantito, ma non per cattiveria, forse solo perchè non conosco quasi nessuna delle persone che frequenta il mio uomo e non riesco a dare un 'ruolo' ai vari nomi che mi vengono fatti... Quindi questi gesti mi stupiscono, mentre se sapessi che c'è un legame forte non mi sembrerebbe nulla di strano. Cmq che sul lavoro si creino rapporti intensissimi, non c'è dubbio. Bacioni

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  8. @Dolly: ciao, grazie per aver avuto la pazienza di leggerlo, mi rendo conto che sia una lettura impegnativa ma secondo me ne vale la pena. Io ho riflettuto sul fatto che la mia relazione è 'sana', mentre con i miei genitori e i miei familiari in genere sono ancora molto, molto distante dall'avere un rapporto 'adulto'... Mah. Ci lavorerò. Buona giornata.

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  9. bellissimo,ho letto tutto e posso dire che sono pienamente daccordo con tutto lo scritto,mi è servito molto leggerlo per il momento che sto attraversando,ed ho capito che è cosi per me ed R.lui non è sempre dolce ma vedo che sta combattendo molto anche lui per noi,per il desiderio di amarci ogni giorno apprezzando anche i difetti l'uno dell'altra.

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  10. @Viola: ciao cara, mi fa piacere che tu abbia letto e apprezzato, in parte me lo aspettavo. Io non sono mai stata una che dice che l'amore non è bello se non è litigarello, assolutamente no. Ma nemmeno che si debba sempre fare finta che vada tutto bene. A mio avviso bisogna raggiungere quella stabilità emotiva dopo aver sciolto i vari nodi, via via che si presentano. E questo si può fare solo se c'è la volontà reale di costruire, e se alla fine di ogni 'discussione' ognuno si sente meglio, più libero e più se stesso. Se ad avere i l sopravvento sono frustrazione, insoddisfazione, depressione, voglia di essere altrove, smarrimento e malessere in genere... beh, credo che forse non si stia costruendo granchè....
    Chissà... Bacio.

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